Decreto “Salva Italia”; ma chi la deve salvare questa povera e maltrattata Italia?
I soliti noti, ovvero dipendenti pubblici e privati, pensionati e categorie meno ambienti, od anche quegli illustri sconosciuti (coloro, cioè, che pur conosciuti da tutti, sono ignoti solo quando c’è da pagare!) che beneficiano di privilegi, vantaggi e vergognose remunerazioni?
La preannuncia lamentala contenuta direttamente nell’oggetto di questa istanza, discende espressamente dalla lettura e dall’interpretazione dell’art.6 del c.d. decreto “Salva Italia”, che così recita:
Art.6. Equo indennizzo e pensioni privilegiate
1. “Ferma la tutela derivante dall'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali, sono abrogati gli istituti dell'accertamento della dipendenza dell'infermita' da causa di servizio, del rimborso delle spese di degenza per causa di servizio, dell'equo indennizzo e della pensione privilegiata. La disposizione di cui al primo periodo del presente comma non si applica nei confronti del personale appartenente al comparto sicurezza, difesa, vigili del fuoco e soccorso pubblico…..”.
Fin da un primo sguardo, appaiono evidenti le assurde ed insignificanti incongruenze espresse dalla norma in parola, che non possono non produrre disagio, malcontento e frustrazione tra i lavoratori della P.A. per l’iniquo trattamento cui si andrà incontro d’ora in avanti.
Non si comprende, infatti, perché un qualunque lavoratore che non appartenga a quell’ennesima casta di privilegiati, quale è in questo caso il comparto sicurezza, non debba più ricevere alcuna tutela in caso di infortuni o patologie riconducibili all’attività di servizio, da cui conseguivano giusti, e giustificati, riconoscimenti giuridici ed economici a compensazione di quanto subito nell’espletamento del proprio dovere professionale.
Nell’articolo di cui sopra, infatti, non si evince alcun principio di equità e di rispetto per la dignità umana e professionale che avvalori la sua permanenza nel nostro ordinamento, atteso che tutti i lavoratori dovrebbero godere, in pari misura, dello stesso rispetto e delle stesse tutele nell’ambito dello svolgimento della propria attività di servizio, ancor più se operanti nel medesimo contesto lavorativo, nella fattispecie il Ministero della Difesa. Purtuttavia, non si intende disconoscere lo spirito con cui il legislatore ha voluto preservare diritti e tutele a favore di particolari categorie di lavoratori soggetti a forti rischi per la salute e l’integrità fisica – come i militari impegnati in teatri operativi, forze dell’ordine e dei servizi di pronto soccorso chiamati ad interventi estremamente arditi e pericolosi, ecc -, ma si intende contestare la difformità di trattamento per tutti quegli altri casi in cui due lavoratori - ad esempio proprio un militare ed un civile della Difesa - impegnati in una stessa attività di servizio che comporti gli stessi rischi per la salute e l’integrità fisica, non godano, assurdamente, di analoghe garanzie; nell’esempio citato, infatti il primo è tutelato economicamente e giuridicamente dalle vigenti norme in caso di malattia od infortunio, mentre il secondo…,il civile,….si arrangi come può!!!.
Non crediamo, invero, che una siffatta disposizione abbia il fine reale di creare difformità di diritti e garanzie in una materia tanto delicata come la salute e l’integrità fisica dei lavoratori - peraltro tutelata in primis dalla Costituzione - ma crediamo bene che il fine ultimo sia quello di conseguire risparmi a fronte dell’imperante crisi economica che investe l’Italia.
E’ proprio in quest’ottica, invece, che intendiamo intervenire, come organizzazione sindacale e come rappresentanti dei ceti sociali già fortemente colpiti dalla crisi e dalle relative misure restrittive, per chiedere con forza e convinzione, con la certezza di essere nel giusto e con l’orgoglio di chi pretende rispetto, che i risparmi si vadano a ricercare altrove, che li comincino a produrre quegli “illustri sconosciuti”, cioè coloro a cui privilegi, benefit, compensi stratosferici, lussi, ecc. non sono mai mancati, coloro che in questa Italia piena di problemi, problemi non hanno mai avuto, coloro che non hanno mai pagato perché, pur se famosi a tutti, guarda caso non lo sono mai stati per chi avrebbe dovuto aver il dovere morale, politico e di governo di tagliare inutili sprechi, annullare iniqui ed ingiustificati privilegi, azzerare lo sperpero di denaro pubblico, ricondurre la struttura politica ed amministrativa dello Stato a più reali dimensioni, combattere l’evasione fiscale senza produrre pregiudizio all’economia reale.
Pertanto, ci rivolgiamo a codeste SS.AA. per richiedere, con urgenza e decisione, un intervento nelle opportune sedi affinchè venga rivisto il citato art.6 del decreto in oggetto, e cessi di avere ogni negativo effetto. Chiediamo che venga ripristinato per ogni lavoratore il diritto, previo legittimo accertamento, di avere riconosciuta la dipendenza da causa di servizio per malattie od infortuni contratti in attività attinenti alla professione svolta nell’interesse dello Stato.
Distinti saluti
Roma, 06 marzo 2012
IL COORDINATORE GENERALE
F.to (Sandro COLOMBI)
In allegato il documento